Il “Monsignore” e i venti milioni di euro

NUNZIO-SCARANO.jpgSembra un romanzo, un giallo da fumetto, il protagonista criminale di una storia fantastica, avvincente, ma invece è lo specchio della nostra realtà italiana e vaticana.

Un monsignore dello Ior, uno 007 italiano e un broker finanziario. I tre personaggi cercano di far rientrare in Italia 20 milioni di euro su un aereo privato e con scorta armata in auto fino a Roma.

Tre insospettabili, tre cittadini italiani di tutto rispetto e pieni di privilegi, almeno per due in particolare. L’ambiente è quello frequentato dai membri dell’Ordine cavalleresco constantiniano,  in Campania. Qui  si sarebbe composta la presunta cricca: l’alto prelato Nunzio Scarano (già indagato per riciclaggio a Salerno), l’agente dell’Aisi in forza al ministero degli Esteri Giuseppe Zito e l’esperto di finanza Giovanni Carenzio.

L’avevano studiata proprio bene. Lo 007, con un compenso di 600 mila euro, organizza il volo, i telefoni clandestini e la sicurezza del carico. A un certo punto la fiducia viene meno. Il sacerdote si fida poco, così avviene anche per la spia. L’aereo resta fermo in Svizzera per diversi giorni e salta il trasporto. Il prete chiama la banca facendo saltare il pagamento degli ultimi 200 mila euro allo 007.

Il monsignore è un prestigiatore di conti correnti, per evitare i controlli utilizzava un conto denominato «Fondo anziani», destinato a raccogliere le donazioni. Da questo conto avrebbe distribuito 560 mila euro ad alcuni fiduciari i quali avrebbero firmato un assegno pari alla somma ricevuta, a titolo di beneficenza.

Preso con le mani nel sacco, il monsignore dichiara che lo avrebbe fatto solo per amicizia. I soldi da far rientrare sono della famiglia D’Amico, armatori di navi.

Quale destino per il cittadino comune quando anche gli alti prelati del vaticano partecipano attivamente alla frode e alla truffa nei confronti dello Stato?

I comuni mortali italiani assistono agli appelli del governo, “all’alto senso dello Stato”, e sono chiamati ad aiutare la comunità, per uscire da questa profonda e ossessiva crisi, sopportando una pressione fiscale pari, quasi, al 70% e dall’altro lato subiscono la corruzione dilagante del mondo politico, con sperperi inimmaginabili, e, in questo caso, al “Monsignor” che organizza un trasporto di 20 milioni di euro, contanti, per favorire l’amico a eludere i controlli e non pagare le tasse.

Il cittadino comune non ha più speranza!

Con quale coraggio gli si chiede di fare enormi sacrifici? Per l’Italia? E chi è l’Italia? La classe politica arraffona e privilegiata o i monsignori corrotti?

Attendiamo impazienti Giovanna D’Arco.

Adriano Nicosia

Il “Monsignore” e i venti milioni di euroultima modifica: 2013-07-02T15:30:00+02:00da percorsisicilia
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