Isolati anche dopo la morte

 

suicidio piazzanews.jpgSi toglie la vita lanciandosi dal quinto piano dell’assessorato del Lavoro di Palermo. Si chiama Riccardo De Lisi, archittetto, 44 anni, dipendente dell’istituto di formazione Cefop di Palermo.

Subito dopo la morte la notizia: Suicida disoccupato si lancia dal 5 piano… E ancora in un passaggio dell’articolo leggo: soffriva di crisi depressive.

Una durezza di linguaggio giornalistico che avvilisce e mortifica la dignità di Riccardo. Un titolo che lascia trasparire una rappresentazione della persona come qualcosa di emarginato, di second’ordine, di basso profilo, di un poveretto che non avendo niente da fare toglie il disturbo annientando la propria vita e quella dei familiari: una moglie e due figli piccoli.

Caro giornalista, o cari giornalisti, dovresti fare un corso accelerato per capire che Riccardo non era un disoccupato, ma persona di tutto rispetto, con degli studi seri alle spalle, una famiglia, un lavoro e che aspettava da tempo, circa 8/9 mesi, lo stipendio per mantenere la famiglia.

La sua estrema sensibilità lo ha portato a togliersi la vita invece d’incendiare tutto l’assessorato o peggio ancora uccidere venti o trenta politici, vera cancrena della società italiana.

E poi, perché lo hai subito identificato come una persona che soffriva di crisi depressive? Io mi chiedo: come ti è arrivata questa notizia? Specialmente subito dopo la sua morte? Non me ne rendo conto…

Oltre ai politici (naturalmente non faccio di tutta l’erba un fascio, qualcuno di buone intenzioni lo salvo), molta della cancrena sta anche nella stampa! Invece di rappresentare, e di trasferire, un gesto come occasione per riflettere, di commentare e ricercare i motivi per cui si è tolto la vita, nonché la disperazione che lo ha portato a questo atto, raccogliete l’occasione per sminuire, attraverso i vostri titoli e descrizioni varie,  un evento così drastico con un significato così importante.

Vi ricordo che la primavera araba ebbe origine dal gesto compiuto di un semplice ambulante, Mohamed Bouazizi, che, il 17 dicembre 2010, in segno di protesta, si diede fuoco in piazza per non avere avuto la possibilità di vendere la propria merce e sostentare la famiglia. La sua storia era simile a tante altre: la povertà e l’assenza di speranze per il futuro erano gli elementi che dominavano la sua vita. Da lì ebbe l’origine la rivoluzione.

La rivolta contro l’offesa della dignità umana, la democrazia, lo Stato di diritto.

Questo servirebbe a noi, e Riccardo non ha resistito, ha dato l’ennesimo segnale forte che il popolo ancora non riesce a cogliere, non riesce a svegliarsi da questo torpore, dallo sfruttamento continuo di quattro signori che meriterebbero l’esilio.

Loro non hanno la sensibilità di capire. Ci saranno uno, dieci, cento, mille, un milione di persone che si toglierà la vita per senso di protesta, ma loro non capiranno, la politica non c’è.

Cominceranno a capire solo quando avremo la forza di togliere loro qualcosa, quando avremo la forza di cacciarli via senza pietà!  

Adriano Nicosia

Isolati anche dopo la morteultima modifica: 2013-07-31T17:38:00+02:00da percorsisicilia
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Un pensiero su “Isolati anche dopo la morte

  1. Bravo adriano e questo un buon commento io da porte mia l’italia per me ha chiuso , io non mi sono ucciso ma sono scappato , ho trovato la mia dignita di libero cittadino All’estero , sono uno straniero che lavora fatica per il pane per la mia dignita umana , Per altri 3 anni all’italia gli pagero la famosa imposta alla fonte ma quando avro il minimo per non pagare nulla a questa sporca casta , gli faro il baffo , che poi mi dicano , bastardo svizzero … tutta quella gente di merda .. scifosi luridi ….

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