Intervista VoceGiovane 25/01/2008

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Niente è scontato quando si parla di ambiente: siamo molto attenti ai nostri bisogni ma abbiamo scordato i bisogni della terra e dell’ambiente nel quale viviamo. Perchè? Principalmente, perchè non abbiamo informazioni.

Quanti di noi sanno quanto inquina un aereo? O quanto impiega una bottiglia di plastica abbandonata nell’ambiente a biodegradarsi? O quanto è conveniente utilizzare una macchina a metano piuttosto che a benzina?

L’informazione ambientale sugli effetti che ogni nostra azione produce sull’ambiente è fondamentale per creare una coscienza ambientalista: che non significa essere contro lo sviluppo economico o il progresso scientifico, significa  essere per uno sviluppo rispettoso dell’ambiente che ci ospita per prevenire gli effetti che tutti conosciamo: inquinamento, effetto serra, deforestazione per citarne alcuni.
Purtroppo, siamo cresciuti senza conoscere i gravi effetti che una produzione eccessiva di rifiuti ed un modello di sviluppo economico basato sull’uso del petrolio avrebbero avuto sull’ambiente.

Quindi oggi, più che mai, gli sforzi maggiori vanno dedicati alla comunicazione ambientale e all’educazione ambientale a bambini e ragazzi delle scuole primarie, affinchè possano diventare cittadini consapevoli delle proprie azioni in un contesto rispettoso della terra.
Ogni cosa che possediamo (dalle scarpe al telefonino) ed ogni oggetto che produciamo diventerà rifiuto o produce rifiuti.

La legislazione europea e italiana definiscono in maniera chiara ogni tipologia di rifiuto, suddividendoli principalmente in due grandi categorie: i rifiuti speciali ed industriali e i rifiuti solidi urbani (RSU).

E’ molto importante, quindi, sapere come sono fatti gli oggetti che utilizziamo, per potere, una volta terminato il loro utilizzo, avviarli ad un corretto smaltimento, ed evitare così di ritrovarceli in discarica o, peggio, sotto forma di nanoparticelle una volta inceneriti.

Quello che assolutamente  bisogna evitare e la dispersione selvaggia nell’ambiente.

Guardate quanto impiegano i nostri rifiuti, se gettati nell’ambiente, a biodegradarsi:


Fazzolettino di  carta: 4 settimane
Giornale: 6 settimane
Maglia di lana: 10 mesi
Rivista (periodici): 10 mesi
Sigaretta (mozzicone): 2 anni
Chewing-gum: 5 anni
Barattolo di latta: 50 anni
Contenitore di polistirolo: 50 anni
Lattina di alluminio: 100 anni
Sacchetto di plastica: 500 anni
Tessuto sintetico: 500 anni
Bottiglia di plastica: fino a 1.000 anni
Bottiglia di vetro: tempo indeterminato

I rifiuti, si sa, sono un problema, da qualunque parte lo si guardi sembra che, nonostante gli sforzi compiuti negli ultimi anni, il problema rifiuti anziché risolversi aumenti, e in effetti è così. Perché?

I motivi sono molti, ma il principale resta uno: la grande quantità che tutti noi ne produciamo.

Ne produciamo molti di più perché consumiamo molto di più rispetto, per esempio, a 20 anni fa, quando la raccolta differenziata praticamente non esisteva e soprattutto non esistevano (se non in minime quantità) molti prodotti oggi presenti in quasi tutte le case.

Tra l’altro, l’inquinamento prodotto dai rifiuti è aumentato, poiché se da una parte alcuni prodotti di larga diffusione (computer, telefonini, televisori, elettrodomestici) ci hanno migliorato “tecnicamente” la vita, dall’altra hanno arricchito le discariche e l’ambiente di rifiuti pericolosi

Dobbiamo quindi arrenderci ad un futuro con montagne di rifiuti?

Meglio di no. Meglio cercare di avere uno stile di vita rispettoso dell’ambiente, differenziare i rifiuti, cercare di far durare il più a lungo possibile ciò che usiamo tutti i giorni, preferire prodotti con poco imballaggio, scegliere prodotti ecocompatibili come per esempio quelli biologici.
Ridurre i rifiuti e l’inquinamento si può fare!

Adriano Nicosia

Assessore al Territorio e Ambiente

a cura della giornalista Sonia Giugno

Intervista VoceGiovane 25/01/2008ultima modifica: 2008-01-27T00:35:00+01:00da percorsisicilia
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