Trattativa Stato-mafia e la “Legge è uguale per tutti”. Giustizia e impunità

Napolitano, Adriano Nicosia, Trattativa Stato mafiaLa Corte di Assise ha chiesto, due giorni fa, che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano deponesse al nuovo processo per l’omicidio del giudice Borsellino che si è aperto a Caltanissetta. La Corte ha escluso che la testimonianza possa incentrarsi sulle confidenze che l’ex Ministro Mancino avrebbe fatto al Capo dello Stato nel corso di alcune telefonate intercettate dalla Procura di Palermo durante l’indagine sulla trattativa Stato-mafia.

L’utenza sotto controllo su mandato degli inquirenti era quella di Mancino, allora indagato e oggi imputato di falsa testimonianza: l’ex ministro, secondo i pm, al suo insediameno al Viminale, primo luglio 1992, sapeva della trattativa e avrebbe mentito sui rapporti tra pezzi dello Stato e pezzi di Cosa Nostra esistiti nei primi anni ’90. Mancino, preoccupato per l’inchiesta che lo riguardava, ha fatto diverse telefonate al Capo dello Stato affinché intervenisse a tutelare la propria posizione.

 Secondo la ricostruzione della Procura, ci sarebbe stata una vera e propria trattativa fra uomini dello Stato e i vertici di Cosa nostra, fra il ’92 e il ’93, per fermare le stragi mafiose. I protagonisti: Mannino, Mori, De Donno, Riina, Mancino, Provenzano, Dell’Utri e Ciancimino.

Ingroia stesso, leader di Rivoluzione civile ed ex procuratore aggiunto, che ha coordinato l’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, qualche giorno fa dimostra di non aver alcun problema ad ammettere: “La decisione del giudice terzo, tra i più autorevoli e competenti, ristabilisce la realtà delle cose e direi che di fronte all’enormità della prova che lo Stato italiano ha trattato con la mafia mentre c’erano ancora per le strade i detriti delle stragi, un Parlamento responsabile risponderebbe istituendo immediatamente una Commissione d’inchiesta sulla trattativa. Speriamo che finalmente i tanti che hanno pontificato contro questa indagine abbiano il buon gusto di tacere o quantomeno di chiedere scusa”.

L’ 8 febbraio del 2013, Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Palermo, Riccardo Ricciardi, ha disposto la distruzione delle intercettazioni tra il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e l’ex Ministro dell’Interno Nicola Mancino, registrate per l’inchiesta sulla Trattativa Stato-mafia, in cui Mancino è imputato di falsa testimonianza. 

Oggi, al pm Nino Di Matteo si contesta l’avere ammesso l’esistenza delle telefonate tra l’ex Ministro  Mancino e il capo dello Stato.

 Difficile capire le cose in questa Repubblica.

La Corte Costituzionale aveva quindi stabilito che il Capo dello Stato, in quanto supremo garante dell’equilibrio dei poteri dello Stato, non è mai intercettabile.

Non è privilegio questo? E se il nostro Capo dello Stato perdesse il senno, lasceremmo la nazione alla deriva?

Ritengo, come penso la maggior parte degli Italiani, che la vetrina del Capo dello Stato deve essere trasparente in tutte le sue facciate, senza ombre e senza privilegi di protezione che ne oscurano il suo operato. La sua integrità deve essere di molto superiore a quella di un normale cittadino, requisito fondamentale per ricoprire le cariche Istituzionali.

La Legge non è più uguale per tutti se proteggiamo il Capo dello Stato distruggendo le intercettazioni o non ammettendole a giudizio.

Adriano Nicosia

Trattativa Stato-mafia e la “Legge è uguale per tutti”. Giustizia e impunitàultima modifica: 2013-03-24T06:50:00+01:00da percorsisicilia
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Un pensiero su “Trattativa Stato-mafia e la “Legge è uguale per tutti”. Giustizia e impunità

  1. e pensare che tra qualche settimana io, io dovrò chinarmi a una sentenza fatta in nome del popolo italiano ove vi sarà quella scritta mai tanto turpe…. LA LEGGE è UGUALA PER TUTTI VA VA F…….

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