L’Aquila. Toglieremo il tricolore. Orgoglio di patria in frantumi

 

LAquila - Pianta del 1703.jpg“Se l’Italia deciderà di uccidere la nostra città non ci riconosceremo più come italiani. Gli aquilani sono in fuga, senza soldi lo Stato ci condanna a morte” dichiara con dolore il sindaco Cialente. Un allarme del capoluogo abruzzese che a quattro anni dal sisma vive l’anniversario più difficile, perché stavolta coincide con il crollo della speranza.

Si racconterà dell’Aquila, magnifica città e di quelli che la fecero con gran sagacità.
Per non esser vassalli cercaron la libertà e non vollero signori se non la maestà.

Questo il suono delle parole dalle cronache aquilane del XIV secolo. Una città che ha sempre mostrato uno spirito intelligente. Un insediamento di origini antiche tale da essere motivo di orgoglio per l’Italia. Ma di quale Italia?

Lo scorso 12 marzo, all’Auditorium del Parco, si è tenuta la conferenza stampa di presentazione del sito internet dedicato alla candidatura dell’Aquila a Capitale europea della Cultura.

Se visitiamo il sito web possiamo notare un viaggio virtuale alla scoperta, e alla riscoperta, dei monumenti aquilani. Una ricostruzione in 3D che consente di visitare alcuni luoghi simbolo della storia e della spiritualità del capoluogo d’Abruzzo, seguendone le varie fasi di vita e di frequentazione, dalle origini al sisma del 6 aprile 2009. Il progetto è nato da una collaborazione tra il Comune dell’Aquila e il dipartimento di Storia e Metodologie comparate dell’Università del capoluogo ed è stato realizzato dalla cattedra di Archeologia Medievale, diretta dal professor Fabio Redi.

Ancora oggi dimostra uno spirito difficile da sconfiggere, la determinazione di chi non vuole rinunciare alla propria storia, al proprio orgoglio di essere aquilano.

La città di Celestino V che emanò la Bolla del perdono con la quale concesse un’indulgenza plenaria e universale a tutta l’umanità, senza distinzioni: un evento, per l’epoca, eccezionale. La Bolla donata alla città e al mondo conservata nella cappella blindata della Torre del Palazzo Civico, ancora a ricordo del ruolo svolto dalla popolazione e dalle autorità civili di L’Aquila: essi protessero il prezioso documento dal tentativo di distruzione operato da papa Bonifacio VIII, che in tal modo voleva cancellare uno strumento tanto rivoluzionario nel suo valore politico e religioso, prodotto dal suo inviso predecessore.

Una città con tanta storia e con tanti flagelli. Una città che ha sempre superato le difficoltà passate: rasa al suolo da Manfredi nel 1259, il terremoto del 1315, del 1349, del 1456, del 1461, del 1703 fino al 2009 per elencare i più importanti.

Una città che si scontra con un’Italia che preferisce acquistare gli F35, che preferisce elargire prestiti al Monte Paschi di Siena, un’Italia che permette alle banche di accedere ai fondi della Bce al tasso dell’1% e comprare BTP al 6% invece di farli girare sul mercato al servizio dell’impresa.

Vogliamo che l’Aquila non sia condannata a morte e gli sia dia la possibilità di poter tornare a vivere!

Adriano Nicosia

L’Aquila. Toglieremo il tricolore. Orgoglio di patria in frantumiultima modifica: 2013-04-04T09:28:00+02:00da percorsisicilia
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